Vittorio Sereni in guerra, un poeta all’ennesima potenza | RECENSIONE
Un poeta “in guerra” è un poeta all’ennesima potenza. Così Vittorio Sereni nel suo Diario D’Algeria, uscito nel 1947, che racconta i due anni di prigionia patiti dal poeta in Nord Africa durante la Grande Guerra (1943-1945).
Un libro senza grandi retoriche, che fa posto tra i versi alla storia, declinata non in maniera pomposa e solenne, come un D’Annunzio, ma in maniera intima e quotidiana. Poche poesie, troppo poche, in cui il poeta varesino (poi passato per Brescia e Milano) – dal suo purgatorio – trasforma le sue privazioni in straordinari moti dell’animo e infine in versi. Fino a tornare a casa e al Mal d’Africa, aggiunta essenziale dalla seconda edizione.
Ahimè come ritorna
Sulla frondosa a mezzo luglio
collina d’Algeria
di te nell’alta erba riversa
non ingenua la voce
e nemmeno perversa
che l’afa lamenta
e la bocca feroce
ma rauca un poco e tenera soltanto…
Saint-Claud, luglio 1944